Cari Amici, come ricorderete, lo scorso anno vi avevamo raccontato che Casa Francesco era in fase di ristrutturazione per consentire di differenziare i servizi in funzione dei bisogni dei minori stranieri immigrati non accompagnati.
Ebbene, nei giorni scorsi siamo andati a Casa della Carità per due bellissimi incontri. Il primo era finalizzato a conoscerci meglio con don Paolo Selmi, sacerdote della diocesi di Milano, nuovo Presidente della Fondazione che ha raccolto l’impegnativa eredità di don Virginio Colmegna, per vent’anni anima e motore della Casa. Don Virginio continuerà ad essere vicino a questa straordinaria realtà, ma a don Paolo – responsabile anche della Caritas Ambrosiana – è affidato il non facile compito di sviluppare il segno di accoglienza della Casa di fronte alle tante fragilità del nostro tempo (dai problemi sociali della povertà e dell’emarginazione, alle emergenze internazionali, dall’Afghanistan all’Ucraina e alla sfida delle migrazioni). Con don Paolo, Maurizio Azzollini e Bianca Rizzo abbiamo condiviso un bel po’ di tempo, scambiandoci esperienze e visioni di vita, valori, fatiche e progetti, ma anche un bel pranzo nella loro mensa.
Al termine del nostro primo incontro, insieme a Bianca siamo andati a Casa Francesco per vedere di persona l’esito dei lavori svolti per meglio articolare l’accoglienza dei minori migrati non accompagnati. Accolti con la consueta cordialità da Roberto Gaia, responsabile della Casa fin dall’inizio del progetto, abbiamo così visitato i due appartamenti che sono stati resi indipendenti uno dall’altro: Casa Francesco A e Casa Francesco B. Pur condividendo alcuni momenti comunitari volti a favorire l’integrazione tra le diverse etnie, le due Case si distinguono per finalità. Casa Francesco A è dedicata ai ragazzi più giovani, di nuovo ingresso, spesso con necessità di imparare i fondamenti della lingua italiana e ancora alla ricerca di un percorso di inserimento sociale e lavorativo. Casa Francesco B ospita giovani più adulti e più avanti nel percorso di ricerca di una indipendenza lavorativa e abitativa. Ci raccontava Roberto che in questo periodo di difficoltà economico-sociali i tempi di permanenza si stanno un po’ allungando ma, con la rete di aiuti esterni, si riesce quasi sempre a trovare un percorso di autonomia dei ragazzi, facendo spazio così a sempre nuove richieste.
I due appartamenti ospitano di norma 4 giovani ciascuno e beneficiano della presenza 24 ore su 24 di educatori e amici di Casa della Carità. Arrivano ragazzi delle più disparate nazionalità, fedi e sensibilità, ma è bello constatare che il clima è sempre di reciproco aiuto e comprensione, dalla gestione e pulizia degli appartamenti, ai momenti di formazione e di svago comuni. Davvero un bell’esempio di accoglienza, tolleranza e comprensione.
E più delle nostre parole dicono tutto le fotografie “ricordo” che abbiamo visto a Casa Francesco, che testimoniano quante vite hanno attraversato quegli spazi, superando i traumi delle migrazioni e vivendo un tempo di concreta solidarietà e serenità per costruire una nuova vita.
Clelia e Maurizio