Clelia Pizzalli ci racconta di una mattinata trascorsa presso “Casa Francesco”, la casa accoglienza per i minori stranieri non accompagnati gestita da Operatori di Casa della Carità!
“E’ il 14 dicembre, siamo in pieno clima pre-natalizio: Milano è letteralmente paralizzata dal traffico e così purtroppo mi presento all’appuntamento a “Casa Francesco” in ritardo, cosa per me inaccettabile!
Il mio imbarazzo iniziale viene subito spazzato via dalla cordialità di quanti mi stavano aspettando: il sig. Maurizio Azzollini (Direttore Generale della Casa della Carità), la sig.ra Bianca Rizzo (Responsabile Comunicazione e Fundraising della Fondazione Casa della Carità), il sig. Diego Mazzocchi Coordinatore degli educatori della Comunità, il sig. Roberto Gala uno degli Educatori, ma soprattutto dai sorrisi dei Ragazzi ospitati all’interno di Casa Francesco!
Dei Ragazzi vi parlerò però dopo; fatemi prima spendere due parole su Casa Francesco perché, dopo qualche minuto di reciproche presentazioni, mi sento subito piacevolmente “coinvolta”, grazie anche alla disponibilità di Diego a soddisfare ogni mia curiosità, dallo spirito che si respira in questa Casa: girando lo sguardo attorno è facile percepire essenzialità, organizzazione, disciplina e, nel contempo, voglia di fare o – ben più importante – voglia di “farcela”!
Casa Francesco è una piccola realtà composta da due “mini appartamenti” situati sullo stesso piano di una palazzina tipica della periferia milanese. I locali sono essenziali, ma estremamente funzionali: c’è un grande locale soggiorno, una delle cui pareti è totalmente coperta da variopinti disegni, con annessa cucina a vista, ci sono le stanze che ospitano ognuna due ragazzi, la stanza dispensa ed anche un grande locale che unisce il concetto di “svago” con quello di “impegno”: infatti, se da un lato troviamo tv, lettore dvd, computer, dall’altro campeggiano ben due lavatrici!
E’ necessario infatti prendersi cura di sé, avviarsi verso un’autonomia che richiederà indipendenza economica, conoscenza delle leggi, della cultura e dei costumi del Paese dove si verrà accolti.
L’affissione di un cartello nella zona giorno con orari e piccole regole per una convivenza che sfoci anche in una “comunità di intenti” può essere visto come il primo tassello che, insieme ai programmi di studio, di inserimento nel mondo del lavoro, di confronto periodico fra educatori e ragazzi, ben rappresenta l’obiettivo del progetto alla base dell’apertura di Casa Francesco: offrire ai minori stranieri non accompagnati che entrano in questa Casa un’accoglienza che li porti verso l’autonomia!
E veniamo ai Ragazzi! Attualmente sono sei i minori ospitati, più un ragazzo che ha appena compiuto la maggiore età: Mohamed dal Gambia; Mina dall’Egitto; Lamine dalla Guinea; Qani dall’Albania (vuole fare il cuoco!); Mamadou dal Senegal (ha appena terminato un corso di falegnameria!); Alì dal Bangladesh e infine Ismaila dal Gambia!
Che ne dite: un bel crogiolo di razze, vero? Eppure, nonostante ognuno sia portatore di una propria singolarità fatta di relazioni, affetti, storie cariche di sofferenza, a volte di errori, di speranze e fallimenti, di riscatto, grazie al percorso che questi Ragazzi intraprendono all’interno di Casa Francesco insieme agli educatori, la convivenza – che inizialmente può incontrare ovvie difficoltà di integrazione – piano piano, giorno dopo giorno, si trasforma in una comunità solidale!
La mattinata è corsa veloce chiacchierando con Diego dei vari aspetti organizzativi di Casa Francesco. Gli Educatori sono tre: Roberto, Valentina e Gaia, che si alternano per garantire la propria presenza tutti i giorni della settimana dalle 9 alle 21 ca. Fuori da questa fascia oraria, il “presidio” è garantito dalla presenza di due guardiani notturni: lo “Zio Lanouar”, un signore tunisino molto benvoluto dai Ragazzi e Moussa, un ex ospite di Casa Francesco proveniente dal Niger. E lasciatemi dire che anche la presenza di Moussa, che ha deciso di prestare la propria opera all’interno della Casa in qualità di custode notturno, rappresenta una bella testimonianza dell’ottimo lavoro svolto dagli Educatori, anche a livello di rapporti interpersonali.
Il motto che Diego ricorda sempre sia ai Ragazzi ospiti sia agli Educatori è: “Abbiamo poco tempo e pertanto non si può perdere tempo!” E questo sprona tutti ad operarsi al meglio: gli educatori tengono un diario quotidiano su quanto accade nella Casa e due volte alla settimana si incontrano con Diego per valutare insieme i diversi aspetti del programma di accoglienza. Ogni venerdì si tiene poi la riunione “plenaria” con i Ragazzi. Sono momenti importanti di condivisione su quanto si è fatto e quanto di meglio può essere ancora svolto!
Sono alla fine del mio breve “reportage”. E’ stata una mattinata davvero densa di sensazioni ed emozioni che sarà difficile dimenticare! Sarebbe bello un giorno veder realizzato un libro su Casa Francesco: grazie al suo programma di ospitalità ogni giorno può mettere insieme un racconto fatto di culture, patrimoni di conoscenze, usi e costumi delle più svariate realtà geografiche!”
Clelia Pizzalli[/vc_column_text]